La storia del vitigno simbolo del Sudafrica che oggi ha anche una Giornata Mondiale
Conoscete il Pinotage? Lo avete mai provato?
Io ne ignoravo l’esistenza fino a qualche anno fa, un po’ perché non ero ancora così esperta di vini, un po’ perché non capita così frequentemente di berne in Italia. E devo dire grazie a un viaggio in Sudafrica per questa felice scoperta, soprattutto per la sua simpatica storia. Tra un safari, un giretto al Capo di Buona Speranza e un avvistamento di balene nell’Oceano, la mia passione per il buon vino e la mia curiosità per le cose nuove mi portarono a dedicare un’intera giornata ai vini sudafricani, con un tour nello Stellenbosch, a circa 50 chilometri da Cape Town, una zona meravigliosa anche dal punto di vista del paesaggio e dove si trovano alcuni dei vigneti più famosi del mondo.
Già dopo la visita alla prima cantina rimasi incantata dalla diversità dei vini sudafricani, gli stessi vitigni che bevevo e conoscevo in Italia avevano caratteristiche molto diverse, sembravano quasi altri vini, non per questo meno di pregio, ma “diversi”, caratteristici di quel terroir. Poi assaggiai lui, il Pinotage, incuriosita anche dal nome, e ne rimasi piacevolmente colpita. E’ un incrocio tra due vitigni: il Pinot Noir e il Cinsaut, conosciuto in Sudafrica come Hermitage, da qui “pinot-age”.
A “inventarlo” fu un professore di origini francesi, Abraham Izak Perold, nel 1925, mentre insegnava chimica all’Università di Cape Town. Da sempre amante del Pinot Noir e della sua eleganza, osservando che questo vitigno non si adattava troppo bene al clima sudafricano, pensò di incrociarlo con una specie che invece ben sopportava il caldo. Fu così che la nuova varietà venne alla luce.
I primi esperimenti però li fece nel giardino di casa sua e quelle piantine, quegli incroci che poi diverranno il famoso vitigno simbolo del Sudafrica, rimasero in qualche modo un esperimento privato. Si deve invece al Dr. Charlie Niehaus, che acquistò in seguito la sua dimora, la scoperta di quelle piantine così preziose. Ne capì il valore e le consegnò a un professore che le piantò nel vivaio dell’ Elsenburg Agricultural College. Il “papà” (Perold) venne comunque interpellato per suggerire l’innesto migliore e iniziare a vinificarlo e il primo vero e proprio Pinotage venne prodotto nel ’41, anno della morte di Perold. Il nome in etichetta apparve invece per la prima volta nel 1961.
Ma questo vino non ebbe immediata fama, anzi. Venne ignorato per diversi anni o comunque considerato un vino di poco valore. Poi ottenne dei riconoscimenti e la storia cambiò: prima in Sudafrica, quando le aziende Bellevue e Kanonkop vinsero nel 1959 e nel 1961 il Cape Young Wine Shows avendo la meglio su vini classici già conosciuti. Nel ’91 poi l’affermazione a livello internazionale con il titolo di “miglior vino rosso” al concorso International Wine and Spirits Competition di Londra; una vittoria sempre dell’azienda Kanonkop.
Oggi c’è persino una giornata mondiale dedicata a questo vitigno, l’11 ottobre, il “Pinotage Day”, fan club e tanti appassionati in tutto il mondo
che ne amano la particolarità e la versatilità.
Vediamo le sue caratteristiche: è un vitigno a bacca rossa e con la buccia spessa. Matura presto e ha alti livelli di tannini. Adatto a diverse interpretazioni, per vini da bere subito o vini più “seri”, con lunghe maturazioni in rovere. E’ un vitigno aromatico, molto fruttato, con sentori di frutti rossi come la ciliegia e il lampone e frutti neri come le more e a volte si riconoscono note di liquirizia, tabacco, cioccolato e persino carne affumicata. Di solito l’alcol è alto e il corpo pieno, l’acidità invece è bassa.
Il Pinotage si coltiva in tutte le regioni del Sudafrica, è il loro cavallo di battaglia, ma altri paesi stanno iniziando a sperimentarlo, come lo Zimbabwe, l’Australia e la Nuova Zelanda.
E allora…