“Per noi il vino è emozione”. Sempre più attenzione alla natura e al territorio per l’azienda friulana che presenta i suoi vini affinati due anni
Rispetto del territorio e della natura, con i suoi ritmi e i suoi tempi. Questa la vocazione principale di Annalisa Zorzettig, titolare dell’azienda vitivinicola di Cividale del Friuli (Udine), che in un webinair, in attesa di riprendere gli incontri dal vivo a causa della pandemia, ha presentato il nuovo approccio per i suoi bianchi della linea Myò Vigneti di Spessa – Pinot Bianco, Friulano, Sauvignon, Ribolla e Malvasia.
“Per me è il punto di arrivo di un lungo percorso – ha raccontato un po’ emozionata – già nel 2007 si iniziava a parlare di crisi e abbiamo capito che bisognava pensare a un cambiamento di rotta. Abbiamo quindi studiato un percorso per valorizzare sempre di più il prodotto e creato una selezione, la linea Myò, dove in prevalenza ci sono vitigni autoctoni, ed è andata bene. Siamo andati avanti ma il mio obiettivo era comunque fare dei bianchi che non fossero d’annata, volevo aspettare. Ho deciso così di non farli uscire ad aprile-maggio come la linea classica ma in ottobre. Ma non mi bastava ancora. Così, nel 2018, abbiamo preso coraggio e deciso che l’annata 2019 non sarebbe uscita nel 2020 ma nel 2021”.
Ed ecco l’appuntamento per presentare questi bianchi di cui parla con orgoglio, che avrebbero dovuto debuttare al Vinitaly. Invece, dopo l’annullamento della manifestazione a causa del virus, li ha fatti degustare online lo scorso 19 marzo, festa del papà, anche in onore del padre mancato poche settimane prima. L’affinamento prolungato, con due anni di attesa prima di metterli in vendita, ha riguardato tutti i bianchi della linea ad eccezione de I Fiori di Leonie, un blend di Friulano, Pinot Bianco e Sauvignon del millesimo 2018, che al suo debutto si è aggiudicato i “Tre Bicchieri” del Gambero Rosso, messo sul mercato nel 2020.
Annalisa stessa l’ha definita una “presentazione un po’ emotiva”. “Ma questo è per noi il vino, emozione”, ha tenuto a rimarcare più volte mostrando anche l’azienda a Spessa di Cividale, nei Colli orientali del Friuli, vicino al confine sloveno. La superficie vitata di circa 110 ettari è stata suddivisa in quattro zone con quattro microclimi diversi e aspetti pedoclimatici diversi, che consentono la gestione migliore di uve differenti, rispettandone le esigenze. Grande attenzione alla sostenibilità e alla terra grazie anche al coordinamento con l’agronomo Antonio Noacco che ha focalizzato il suo lavoro sulla biodiversità e il rispetto della natura, tra le altre cose. “Abbiamo fatto un censimento della biodiversità all’interno dei vigneti per ricreare l’habitat originario – ha spiegato – abbiamo scelto un approccio nuovo, possiamo parlare di ‘agricoltura ambientale’ che abbraccia e rispetta un ambiente vivo e ricco; ad esempio ho ricreato aree verdi, zone ecologiche in mezzo al vigneto per stimolare le fioriture di specie spontanee”.
La scelta di un affinamento prolungato per questi vini è partita comunque a monte, dalle scelte fatte già in vigna, ha raccontato Annalisa: “Su alcuni appezzamenti della linea Myò abbiamo selezionato uve con un grado di maturità e complessità generale più accentuato”.
In cantina poi l’enologo Saverio Di Giacomo ha fatto il resto. Dopo la fermentazione, una lunga sosta sui lieviti e l’affinamento in piccole botti di rovere hanno dato un risultato armonico dal punto di vista organolettico, maggiore corposità e persistenza aromatica.
Sommelier, giornalisti ed esperti tutti d’accordo sul risultato: bianchi eleganti, equilibrati e armonici, espressione pura del territorio. Il Pinot bianco, un vitigno a lungo “snobbato”, è stato curato con particolare attenzione dall’azienda e il risultato è un vino fine e delicato, molto versatile da abbinare. “Lavoriamo con un forte senso del dovere verso il territorio e i consumatori” ha detto ancora Annalisa. E questi bianchi, già apprezzati, possono ancora evolversi e dare maggiori soddisfazioni.
E allora…