Mag 24, 2023

Vino come bene in cui investire?

L’ultima asta Bolaffi premia i grandi vini toscani e piemontesi e la Borgogna

Investire nel vino, un pensiero affatto sciocco visti i prezzi a cui possono arrivare certe bottiglie, anche se ancora l’idea di acquistarne come un bene da tenere da parte e far “invecchiare” al pari dell’oro, di quadri o di gioielli non è così diffusa. Ma per avere un’idea del valore di certi “pezzi” unici, basta guardare l’ultima asta Bolaffi di qualche giorno fa di vini pregiati e distillati, terminata con un risultato totale di poco inferiore al milione di euro

Per la selezione di vini sono stati venduti il 98% dei lotti e a farla da protagonisti sono stati soprattutto i grandi vini italiani, piemontesi e toscani, che conquistano anche la clientela internazionale, oltre agli storici produttori di Borgogna che non hanno bisogno di presentazioni e ottengono sempre risultati eccellenti. 

Sul podio dei top lot una bottiglia di Richebourg 1985 Henri Jayer, aggiudicata dopo numerosi rilanci a 23.600 euro, partiva da una base di 6.600 euro; una bottiglia di Romanée Conti 2015 Domaine de la Romanée-Conti, venduta a 20mila euro e una bottiglia di Vosne-Romanée Cros Parantoux 1993 Henri Jayer salita fino a 16.500 euro, oltre tre volte la base d’asta.

Tra i vini italiani i migliori risultati sono stati raggiunti dal Barolo Monfortino Riserva Giacomo Conterno – tra cui, aggiudicate a 6.500 euro, tre bottiglie del 2014; da una bottiglia di Barolo Riserva Speciale 1964 Bruno Giacosa salita fino a 1.250 euro; da sei bottiglie di Brunello di Montalcino Riserva 1991 Case Basse Soldera vendute a 4.500 euro.

Infine, tra i distillati, una bottiglia di whisky Glen Cawdor 1964 venduta a 6.900 euro e una di Bowmore 1964 a 5.400 euro. 

Insomma c’è da farci un pensierino come investimento, no?

E allora…

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