Meglio del 2020, 600 milioni di bottiglie e un importante riconoscimento in Cina
Oggi parliamo ancora di bollicine italiane e in particolare modo di Prosecco. Dopo il 2020, anno davvero difficile, in cui anche grazie al successo del Prosecco Rosé la Denominazione è cresciuta fino ad arrivare alla soglia del mezzo miliardo di bottiglie, il bilancio del 2021 appena conclusosi parla di un ulteriore salto in avanti con un +25,4% e 600 milioni di bottiglie. Nel dettaglio, 627,5 milioni di bottiglie di Prosecco DOC vendute, di cui 71,5 milioni nella versione Prosecco DOC Rosé; il dato più interessante è probabilmente quello relativo alla valorizzazione della singola bottiglia che all’export, in dollari, ha superato il 4%.
“Dopo dieci anni entusiasmanti – ha spiega il presidente del Consorzio del Prosecco DOC Stefano Zanette – il nostro obiettivo è quello di consolidare il successo della Denominazione, il che significa progettare il futuro dell’intera filiera con uno sguardo attento ai consumatori, al territorio e alle sue comunità, coinvolgendo attivamente, nella sua realizzazione, l’intero sistema produttivo e non solo”. Zanette, fin dal suo primo mandato nel 2012, ha puntato tutto sulla sostenibilità a 360 gradi, da quella ambientale a quella economica e sociale, accompagnata dalla volontà di far sì che alla crescita in volume corrisponda una crescita dei valori, e non solo in senso economico.Tutela e promozione restano i due grandi ambiti d’azione nei quali agisce il Consorzio. Con l’aumentare della notorietà della denominazione favorita dall’intensa attività promozionale a livello globale si è registrata una crescita dei tentativi di imitazione e quindi la battaglia alla contraffazione si è fatta sempre più ardua (vedi il caso Prosek). Negli ultimi dieci anni, inoltre, la Denominazione ha saputo conquistare i critici più severi, l’attenzione del giornalismo internazionale più qualificato e la fiducia dei mercati internazionali: nei primi tre trimestri del 2021 la quota export ha registrato un + 30%.
“Il lavoro da fare è ancora tanto – ha aggiunto Zanette – a breve presenteremo quella che potremmo definire l’Agenda 2030 della Doc Prosecco. Questo è il grande, imprescindibile lavoro che ci attende per coinvolgere attivamente l’intero sistema produttivo verso una crescita realmente condivisa con uno sguardo attento ai consumatori, al territorio e alle sue comunità”. Intanto, è arrivata la notizia di un altro importante riconoscimento internazionale. Una conquista che ha una lunga storia, cominciata nel 2014 quando il Consorzio, per garantire la protezione della denominazione, depositò in Cina il marchio collettivo Prosecco. In seguito alla pubblicazione del marchio, il Consorzio ha dovuto affrontare l’opposizione dei produttori australiani rappresentati dall’Australian Grape and Wine Iincorporated, volta a ostacolare la protezione della IG (Indicazione Geografica) Prosecco. Il loro obiettivo era non far riconoscere il marchio e impedirne la registrazione. Ma l’ufficio marchi cinese (CNIPA) ha rigettato l’opposizione australiana decidendo che il marchio “Prosecco”, essendo un’indicazione geografica, è idoneo a svolgere la funzione di marchio per distinguere l’origine dei prodotti. Un risultato particolarmente importante, anche considerato il ruolo strategico del mercato cinese e un successo attestato anche dall’Ambasciatore d’Italia nella Repubblica Popolare Cinese, Luca Ferrari, che in una lettera inviata al Presidente Zanette ha espresso i suoi “personali rallegramenti per la positiva conclusione del procedimento in questione, che rappresenta un passo avanti nella difesa della denominazione ‘Prosecco’ nel Paese. Si tratta di un ottimo risultato ottenuto grazie alla costante sinergia fra l’Ambasciata d’Italia a Pechino, le istituzioni italiane sul territorio nazionale e il Consorzio”. Viva il nostro Prosecco.
E allora…