La mia esperienza a Villa Cassia di Baccano
Vini ma non solo. Oggi voglio parlarvi di un posto incantevole tra le colline toscane, scoperto per caso ad agosto mentre pianificavo una fuga last minute di due giorni dal caldo di Roma in attesa di partire per le ferie. Un resort di lusso dove regnano pace, gentilezza e serenità, dove nulla è lasciato al caso e dove ci si sente coccolati.
Sembra di vivere in un’atmosfera da film a Villa Cassia di Baccano, in loc. San Giustino Valdarno, Loro Ciuffenna (Arezzo). Una villa costruita nel 1600, inizialmente era un convento di monache. Poi, dopo la prima guerra mondiale venne acquistata da una famiglia nobile romana, che ne fece la sua dimora toscana e iniziò così anche la produzione di vino e olio. Suite deliziose in stile chabby chic, ampie e curate, giardino all’inglese e piscina in mezzo alla campagna, tutto tenuto alla perfezione, bel ristorante dove viene servita anche la colazione e si mangia bene, e posizione strategica per visitare Firenze, Siena, Arezzo o perché no, cari winelovers, dedicarvi all’enoturismo nei dintorni con tante cantine interessanti o nel Chianti e nel Val d’Orcia. Il valore aggiunto di questo posto però è di sicuro l’accoglienza, con Giancarlo che fin da subito ci ha accolto con premura e gentilezza insieme a sua moglie Sofia. E non potevamo che andare d’accordo fin dall’inizio quando gli ho parlato della mia passione e di Cin di Vino, perché anche lui è sommelier, ha scritto a lungo di vino su riviste specializzate, se ne intende davvero e soprattutto lo produce.
I vini di Giancarlo dicono la loro, peccato solo che non li metta in commercio ma li tenga per i clienti del suo resort: non produce molte bottiglie quindi mi ritengo fortunata ad averle provate, e che sorpresa. Giancarlo ha i vigneti ma per i processi di vinificazione si appoggia alla cantina di un suo caro amico, quella di Tenuta San Jacopo. Ho provato il loro Chianti DOCG Villa Cassia di Baccano, di cui vengono prodotte circa 10.000 bottiglie.
Un Chianti superiore caldo e vellutato, uno di quei rossi che scorre corposo in bocca e con un finale molto lungo, succoso di mora ben matura e con retrogusto di cannella, sentori di bosco e tostatura di caffè. L’ho adorato per accompagnare la tagliata di chianina e l’ho trovato davvero particolare rispetto a tanti Chianti bevuti negli ultimi anni. Il segreto, mi ha detto Giancarlo, è in un vitigno che non si usa quasi più insieme al Sangiovese, l’Abrusco (un vitigno a bacca piccola ricco di polifenoli, quindi utile per la colorazione rossa intensa e per dare longevità al vino), io non lo avevo mai provato prima; ovviamente insieme alle competenze di Giancarlo che fa il vino come piace a lui, per se stesso, la famiglia e i suoi clienti.
Ci ha tenuto poi a farmi provare anche un’altra bottiglia di cui va orgoglioso, il Gold Desire Rosè Brut organic, di cui produce 1500 bottiglie. Uno spumante ottenuto da uve 100% Pinot Nero con metodo Charmat, fresco ed elegante, di un rosa tenue, che ho provato una volta rientrata a Roma in abbinamento a dei formaggi, bruschetta al pomodoro e schiacciata alle verdure. Un’interpretazione estiva del Pinot niente male. Sperando di tornare presto a trovare lui e la sua bella famiglia, anche per provare gli altri vini, non posso che consigliarvi questo posto. Una vera chicca, fidatevi.
E allora…