Cosa sono, a cosa servono e quali sono i limiti consentiti
Contiene solfiti. Ma cosa significa quando si parla di vino? Proviamo a fare un po’ di chiarezza.
Intanto partiamo dal presupposto che non esistono vini senza solfiti, al massimo possiamo parlare di vini senza solfiti aggiunti.
I solfiti, infatti, sono delle molecole che si trovano naturalmente in molti alimenti e bevande, tra cui anche vino e birra, perché vengono prodotti naturalmente durante il processo della fermentazione. Ci sono poi i solfiti che vengono aggiunti a cibi e bevande per le loro proprietà antiossidanti, conservanti, antimicrobiche e sono quelli a cui si dovrebbe in generale prestare attenzione in termini di effetti sulla salute, come raccomandato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Non volendo però generalizzare o creare allarmismi, bisogna sempre considerare le quantità di solfiti aggiunti e di prodotti di questo tipo che vengono consumati e ci sono comunque dei valori da rispettare per mettere poi i prodotti in commercio e garantire il consumatore.
Nel mondo del vino, bisogna tenere presente che nelle fasi di vinificazione è molto comune, se non la normalità, aggiungere solfiti. Lo si fa per prevenirne l’ossidazione, mantenere più a lungo le caratteristiche organolettiche del vino, garantire maggiore stabilità, prevenire l’attacco di microbi, muffe, ecc. Per legge (normative Ue), i solfiti che posso o essere usati nella produzione di vini, devono rispettare i limiti massimi stabiliti dalle autorità sanitarie. Ad esempio, in Europa per il vino rosso, l’anidride solforosa – da cui sono prodotti i solfiti – consentita è di massimo 160 mg/L, mentre per il vino bianco è di 210 mg/L (i bianchi sono più complicati da preservare e maggiormente esposti a fenomeni ossidativi, sono più delicati, diciamo…).Quel “contiene solfiti” in etichetta, ci dice che la quantità di anidride solforosa supera 10 mg/L, se la quantità è minore, si legge “senza solfiti aggiunti”, il che significa che sono presenti soltanto quelli che sono stati rilasciati in modo naturale dalle uve durante la fermentazione.
E qui entra in gioco il controverso tema dei vini naturali, bio e bio-dinamici, con la classica domanda che in tanti si pongono: sono allora vini senza solfiti? I naturali sono prodotti, come dice il nome, nel modo più naturale possibile, quindi con un impatto minimo dell’uomo e della chimica, per cui dovrebbero proprio contenere solo i solfiti spontanei, senza conservanti o altro. La maggior parte dei produttori predilige fermentazioni spontanee senza solforosa, alcuni ne utilizzano pochissima solo per l’imbottigliamento ma i limiti previsti sono davvero bassissimi se si considera che già per quei vini che vogliono forgiarsi della dicitura biologico, il regolamento europeo prevede che il limite per i rossi sia di 100 mg/l e per i bianchi di 150 mg/l, fatta salva qualche eccezione e tolleranza nelle annate particolarmente difficili. Di fatto, però, se ci pensiamo, la dicitura “contiene solfiti” è sulla maggior parte delle bottiglie che acquistiamo e beviamo. Scommetto che da oggi ci farete più attenzione….
E allora…